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Scrittrice su due ruote, quattro quando non impenno
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  • Tag: capodanno

    • 1-1-2021

      Posted at 12:48 by fedepis, on gennaio 1, 2021

      È il primo Gennaio 2021, si dice che i pensieri non puoi fermarli la notte, che la notte diventano prepotenti e il silenzio ne aumenta il volume, che spesso le idee migliori arrivino di notte e allora se si è artisti è bene avere sempre qualcosa a portata di mano sulla quale poter prendere appunti, perché poi la mattina potresti non ricordare più bene. É una bugia! Le idee migliori, le illuminazioni inaspettate arrivano per di più quando si è al bagno.

      Ci potrei mettere la mano sul fuoco di quanta ispirazione sia stata imputata, mentendo, a una notte piovosa passata sotto le coperte da soli, seduti su una poltrona con un bicchiere di vino in mano, a una passeggiata lungo il Danubio oppure a un panorama da togliere il fiato e invece il genio artistico era semplicemente al bagno. Che poi, ammetterlo avrebbe solo potuto farne aumentare l’ammirazione altrui.

      E niente oggi è il primo Gennaio 2021 ed ero al bagno, e ho pensato a questo 2020. Che poi riflettendoci bene: dove vuoi pensarlo, in parte, il 2020 se non al bagno? Comunque ho avuto una illuminazione, ho già scritto che quest’anno, sono successe anche cose bellissime. Le ho chiare nella mia testa, alcune di queste cose hanno nomi di persone, qualcuna ha solo il mio nome. Poi ce n’è una che non ha nome, mi sono resa conto che ad un certo punto ho deciso di smettere di vivere dentro il mio corpo malato, metaforicamente! Metaforicamente ho traslocato dentro la mia testa, ho smesso di lasciare che la GNE diventasse un limite, non ho smesso di avere paura, ma ho, forse tardi, capito come usare il mio limite. Lo ammetto! Sono una di quelle persone che hanno considerato per qualche tempo più facile rifugiarsi nella paura piuttosto che in tutto il resto perché in fondo se stai già lì, niente può andare male. La felicità, quello che amiamo ha consistenza di cristallo, la paura è piombo.

      Ma il cristallo salva dal piombo, e la mia origine è il mio cristallo, l’amore che posso dare e ricevere nonostante tutto. Una corda spessa da non mollare. La consapevolezza che posso essere costante, che posso guardare dritto e non mollare la presa, provarci e riuscirci. Andare oltre i miei fottuti geni. La mia origine è le mie storie, la mia storia, il cinema e il fatto che sia stato il mio rifugio. Perché il cinema é mio padre, anche se non lo sa, è il modo che conoscevamo per sopperire alla mancanza di coraggio, al vuoto riempito da sensi di colpa, all’abbandono a rilascio lento.

      Adesso il cinema è me stessa oltre di me, oltre i miei muscoli, oltre il mio essere silenziosa e distratta, è la collocazione della mia distrazione e del mio silenzio, il rifugio dal piombo e la sua sdrammatizzazione. Le mie parole che si rinvigoriscono. È io che ballo, io che corro, io che ci provo e ci riesco. È la stanza di cui ha parlato Virginia Woolf … è la stanza tutta per me.

      Non vi auguro solo un buon 2021, vi auguro sempre di guardare avanti, di avere illuminazioni anche al bagno, di coccolare la vostra felicità, come fosse il cristallo di luna e foste Sailor Moon. Vi auguro di trovare un cristallo che vi faccia lasciare il piombo, di trovare la vostra e solo vostra corda da tenere stretta e non lasciare mai neanche quando vi dicono che non è cosa per voi, anche quando crederete di non avere più le forze, di aver perso il tempo giusto. Vi auguro di riutilizzare i vostri limiti e di non avere paura della paura.

      Inviato su LETTERE A CORPI INCLUSI | 4 commenti | Tag amore, capodanno, disabilità
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      La maggior parte delle volte in cui un bicchiere di vetro ricolmo di acqua cade per terra, la colpa è della distrazione. Tornando indietro, in fondo, avremmo potuto evitarlo. Se non l’avessimo posizionato così vicino al bordo del tavolo, oppure se l’avessimo spostato in tempo, prima che il nostro gomito lo colpisse, non sarebbe mai caduto e noi non avremmo rischiato di ferirci camminando su dei pezzi di vetro a piedi scalzi. Sophia lo guarda cadere, il bicchiere. Sente il tonfo, lo vede infrangersi sul pavimento e, nello stesso istante, lei fa la medesima fine.
      Per tutto il romanzo, con il suo strano modo di camminare, Sophia vede esplicarsi al di fuori di sé la malattia genetica che porta dentro. Tutto è una perdita di equilibrio, in tutto c’è odore di arance rosse e succose che scivolano via dalle mani di un giocoliere e si infrangono sui pezzi di vetro. Ma chi è il giocoliere? È davvero chi crede Sophia?
      Attraverso flussi di pensiero, flashback, cambi di persona, decostruzioni e ricostruzioni, Sophia si rende conto che nulla era come credeva, che la ricerca di qualcuno implica sempre la ricerca di se stessi e che, forse, è proprio vero che si comincia dalla fine.
      – RobinEdizioni

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