
Negli ultimi anni ho sempre passato molto tempo a casa, a volte non avevo scelta: magari c’era troppo freddo, pioveva a dirotto oppure avevo dolore alle gambe. A volte la scelta c’era e comunque sceglievo di rimanere dove stavo, per motivi che con la malattia avevano poco a che fare. Nell’ultimo periodo avevo la certezza che avrei avuto, finalmente, un sacco di cose da fare, bellissime cose, fuori di casa. Poi mi sono ritrovata ad essere un soggetto a rischio già prima che tutta l’Italia diventasse zona rossa/protetta. Io sapevo di esserlo ma non ci volevo neanche pensare, io non volevo essere più a rischio di qualcun altro. Volevo mantenere la tranquillità stando girata di spalle e non è qualcosa della quale andare fiera. Anzi un po’ credo anche di vergognarmene. Hanno dovuto dirmelo che sono soggetto a rischio, l’ho dovuto ascoltare pronunciato dalla mia fisioterapista e poi da chi, avendo la mia stessa malattia, aveva parlato con il mio dottore. E all’improvviso, paradossalmente all’improvviso, tutte le cose bellissime si posticipano, tutte le cose di tutti si posticipano, ho anche l’impressione di dover posticipare il mio compleanno. Tutto il tempo che chiedevamo ci è arrivato addosso, e lo so che è un tempo diverso perché non abbiamo scelta ma è l’unica possibilità e dobbiamo usarlo adesso perché poi, quando tutto questo sarà finito, vorremo vedere casa il meno possibile, e vorremo tutti gli abbracci e i baci che non sapevamo di volere e di saper dare. Vorremo sentire il rumore, il vociare e vorremo scontrarci con la vita degli altri e intanto però stamattina ho scoperto che fortunatamente la primavera se ne frega e arriva comunque